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Valentina Giacometti Biologa Nutrizionista Casalmaggiore Viadana Sabbioneta Mantova

Com'è la colazione Perfetta?

SI FA PRESTO A DIRE COLAZIONE Ci tenevo a scrivere questo articolo perché molti sono i miti da sfatare ahimè riguardo una colazione “sana e bilanciata”. Gli errori che spesso involontariamente si fanno -preciso, che io per prima ho fatto-... per esempio:fare una colazione veloce, poco “nutriente” e di conseguenza poco saziante, ma soprattutto ricca -a volte davvero tanto- di carboidrati raffinati e zuccheri semplici... è scorretto. Tutti d’accordo che la classica colazione cappuccino-brioche è deleteria per chiunque…?!!  Ma scendiamo un po’ più in profondità nella cosa. Se facciamo un sondaggio, o prendiamo la classica dieta del giornale vedremo che la colazione considerata “sana e bilanciata” è quella costituita da: uno yogurt alla frutta, cereali -di non ben specifica composizione-succo di fruttaun caffè o un tè dove potremo perché no, aggiungere quel cucchiaino di zucchero che tanto, sarà mica quello a guastare una colazione così “salutare”!! Cosa c’è che non va in una colazione di questo tipo? Un forte eccesso di zuccheri! Con una colazione così, siamo già arrivati ad introdurre il 15% di energia solo da zuccheri semplici. Analizziamo i vari alimenti: i cereali da colazione che troviamo nelle scatole sugli scaffali dei supermercati -per intenderci: corn flakes, riso o altri cereali soffiati e ricoperti di glasse dolci- non sono veri cereali bensì agglomerati di farine -spesso di mais con un Indice Glicemico (IG) superiore rispetto al grano, “dedicherò un articolo all’IG dei cibi”- tenuti insieme da zuccheri raffinati di vario tipo, grassi di assai “dubbia natura” e sale -perché dicono che nei dolci una puntina di sale non può mai mancare -… Questo per farvi capire che proprio di dolci si tratta! Farebbe meno male una fetta di torta fatta in casa con ingredienti scelti e dosati da voi...E lo yogurt alla frutta? Tre cucchiai di zucchero in una scatolina da 125gr di yogurt… non sono cosa da poco. I LARN – Livelli di assunzione di riferimento per la popolazione italiana consigliano di: Limitare il consumo di zuccheri semplici a <15% Energia giornaliera. Con una colazione di quel tipo abbiamo già sforato…e siamo solo alla colazione. Ma perché un eccesso di zuccheri fa così male al nostro organismo e soprattutto a colazione? Quando consumiamo pasti ricchi di zuccheri, in particolare la colazione, la nostra glicemia subirà un innalzamento repentino, seguito a sua volta da un innalzamento dell’insulina -ormone prodotto dal pancreas deputato a favorire l’assorbimento degli zuccheri dal sangue alle cellule dei tessuti- quando però vengono introdotti troppi zuccheri, il corpo smette di immagazzinarli sotto forma di glicogeno e inizia a convertire questi zuccheri in più, in colesterolo e adipe cioè grasso che si accumula in particolare sulla zona addominale. Nell’arco di un ora tutti gli zuccheri introdotti con la colazione saranno stati assorbiti e immagazzinati -come appena visto- lasciando l’organismo in uno stato di ipoglicemia che induce un ulteriore senso di fame. Ecco perché con una colazione carica di zuccheri dopo poco tempo si sente già lo stimolo della fame. Questo ci porterà a mangiare ancora, cibi sbagliati e di nuovo ricchi di zucchero, e il giro si ripete. Queste continue oscillazioni -chiamati picchi glicemici- alla lunga non solo favoriscono l’aumento di peso ma espongo l’organismo a numerose patologie come ad esempio: diabete tipo 2, malattie cardiovascolari e obesità. Come abbiamo visto, una colazione così risulta essere non solo poco nutriente, ma anche poco saziante, la conseguenza è che poco dopo si va alla ricerca di ulteriore cibo rischiando di “tamponare la fame” con barrette o snack ulteriormente dolci e raffinati. Cosa intendo per colazione nutriente e saziante? Una colazione è nutriente quando include il consumo di tutti i macro-nutrienti essenziali per l’organismo: carboidrati, proteine, grassi buoni e dei micronutrienti ma comunque essenziali quindi sali minerali e vitamine. Spesso quando manca uno di questi soprattutto macro-nutrienti a colazione, può essere difficile soddisfarne il fabbisogno quotidiano ma soprattutto essere sazi, non avere fame a distanza di poco tempo: la presenza della giusta quantità di proteine e grassi buoni può sicuramente migliorare il senso di sazietà. Quindi, cosa dobbiamo mangiare a colazione? alimenti quali “veri”cereali integrali (avena,farro,segale etc, con chicchi ancora interi o pressati), frutta e verdura sono essenziali per fornire i carboidrati necessari a dare energia e a ricostituire le riserve di glicogeno dopo un periodo di digiuno. Frutta e verdura sono una ricarica di sali minerali, vitamine, fibre e acqua, molto importante per le persone che bevono poco ma che dovrebbero idratarsi di più, soprattutto d’estate. alimenti contenenti proteine e grassi buoni come le uova, legumi (farinata di ceci e lupini etc), noci e frutta secca e latticini (yogurt bianco intero o ricotta fresca o un buon burro da centrifuga) “per questi ultimi aggiungo da utilizzare sempre con parsimonia e selezione”. Questi alimenti sono anche ricche fonti di vitamine e sali minerali: le uova forniscono vitA, vitB12 e potassio; nei legumi troviamo acido folico, zinco, ferro e magnesio; la frutta a guscio fornisce acidi grassi monoinsaturi e polinsaturi, fibre, vitE, vitK, folati, magnesio, rame, selenio e potassio; infine un modico utilizzo di latticini può essere una buona fonte di vitA, vitD, riboflavina, calcio e potassio. Spesso quando mancano questi alimenti, la colazione risulta sbilanciata verso gli zuccheri, mentre associare alimenti a base di carboidrati complessi e ricchi di fibre come i cereali integrali -veri cerali, fiocchi o chicchi ancora interi, non agglomerati di farine (lo ripeterò all’infinito)- con alimenti ricchi in proteine e grassi buoni, crea una colazione armoniosa, bilanciata ma soprattutto nutriente e saziante. Quando la colazione è saziante si arriva meno affamati al pranzo e questo è un fattore positivo per chi vuole perdere o mantenere il peso corporeo ma anche per chi tiene alla propria salute. Bibliografia: The Role of Breakfast in Health: Definition and Criteria for a Quality Breakfast Gynecol Endocrinol. 2014 Nov 28:1-3. [Epub ahead of print] Effect of Cooked White Rice with High β-glucan Barley on Appetite and Energy Intake in Healthy Japanese Subjects: A Randomized Controlled Trial. Aoe S1, Ikenaga T, Noguchi H, Kohashi C, Kakumoto K, Kohda N. Am J Clin Nutr. 2014 May 7;100(2):626-656. [Epub ahead of print] The effect of breakfast composition and energy contribution on cognitive and academic performance: a systematic review. Edefonti V1, Rosato V1, Parpinel M1, Nebbia G1, Fiorica L1, Fossali E1, Ferraroni M1, Decarli A1, Agostoni C1 Variation in the effects of three different breakfast meals on subjective satiety and subsequent intake of energy at lunch and evening meal. Fallaize R1, Wilson L, Gray J, Morgan LM, Griffin BA. 2015 Feb;139:104-11. doi: 10.1016/j.physbeh.2014.11.024. Epub 2014 Nov 13. Breakfast glycaemic index and exercise: Combined effects on adolescents’ cognition. Cooper SB1, Bandelow S2, Nute ML3, Morris JG4, Nevill ME5.

Valentina Giacometti Biologa Nutrizionista Casalmaggiore Viadana Sabbioneta Mantova

Verdure, crude o cotte?

E' meglio mangiare le verdure crude o cotte? Ecco un video in cui rispondo direttamente a questa domanda...

Valentina Giacometti Biologa Nutrizionista Casalmaggiore Viadana Sabbioneta Mantova

Quanti tipi di mela esistono e quando sceglierli

Il detto dice che:una mela al giorno toglie il medico di tornoe siccome ogni detto ha un fondo di verità, oggi voglio lasciarvi una piccola guida per la scelta delle vostre mele... citandovi alcune fra le più famose varietà di MELA.1. CORTLANDdi colore cremisi con un sapore dolce e consistenza croccante. Ideale per salsa e burro di mele. 2. RED DELICIUSsoffice nella struttura con un sapore non troppo dolce. Ideale per sidro di mele. 3. BRAEBURNrossastra-arancione con striature verdi-gialle e un sapore dolce-acidulo. Ideale per la cottura in forno. 4. GRAVENSTEINuna mela succosa con una consistenza finemente granulosa e una buccia di colore giallo o rosso chiaro. Ideale per salsa, marmellata e sidro di mele. 5. GALAdolce, aromatica e fresca con un colore rosso chiaro. Ideale da mangiare cruda e per salsa di mele. 6. FUJIconsistenza croccante e polpa densa, dal sapore zuccherino-dolce. Ideale da mangiare cruda. 7. PINK LADYcroccante nella consistenza e rosa brillante con sapore acido-dolce. Ideale da mangiare cruda. 8. GOLDEN DELICIOUSmolto dolce al gusto con un colore giallo dorato. Ideale per marmellate, da mangiare cruda e burro di mele. 9. GRANNY SMITHgusto succoso e piuttosto acidulo dl verde intenso. Ideale per la cottura.

Valentina Giacometti Biologa Nutrizionista Casalmaggiore Viadana Sabbioneta Mantova

Come leggere il codice sulle uova e scegliere quali comprare

Un aiuto per l’acquisto delle uova perfette: Il consumatore che voglia acquistare delle uova può basare la sua scelta su vari fattori. C’è chi sceglie le uova in base al tipo di allevamento, segnalato sulla confezione e stampato con un codice su ogni uovo. Il primo numero del codice indica il metodo di allevamento delle galline: << 0 >> per allevamento e uova biologiche, nel quale le galline devono nutrirsi solo con vegetali coltivati secondo le regole del bio e le galline devono poter razzolare all’aperto per diverse ore al giorno << 1 >> per allevamento e uova di galline allevate all’aperto, dove le galline possono razzolare all’aperto per alcune ore al giorno << 2 >> per le uova da allevamento a terra, dove le galline sono libere di muoversi in un ambiente chiuso, di solito un capannone << 3 >> per le uova da allevamento in gabbie o in batteria, dove le galline vivono in ambienti chiusi e ristretti e depongono le uova su un nastro trasportatore che le porta direttamente al confezionamento. La seconda e la terza riga del codice specificano il paese di produzione delle uova (IT per Italia etc), il numero successivo indica il comune dove ha sede l’allevamento, seguito a sua volta dalla sigla della provincia. Le ultime tre cifre del codice indicano l’allevamento dal quale provengono le uova: un numero assegnato dalle autorità sanitarie locali che assicura che l’allevamento è controllato. Preferire uova con codice 0 o 1 è sicuramente meglio perché in questi due tipi di allevamento le galline sono libere e hanno la possibilità di mangiare cibi più vari -quindi anche un po’ di erba oltre al solito mangime-, inoltre il movimento che possono fare consente loro di sviluppare maggiormente le fasce muscolari delle gambe e smaltire eventuali residui di tossine. Non solo, le galline d’allevamento intensivo quindi categoria 2 e 3, spesso sono allevate con mangimi arricchiti di carotenoidi sintetici (il colore del tuorlo è fortemente arancio e quello del guscio fortemente rosa-aranciato), e antibiotici per evitare lo sviluppo di malattie visto l’elevato numero di esemplari in uno spazio assai ristretto. Il mio consiglio spassionato però, è quello di preferire -se ne avete modo- uova di galline razzolanti non tanto bio, quanto di un contadino di vostra fiducia, dove sapete che mangime utilizza e se queste galline abbiano o meno la possibilità di razzolare per prati a cercare erba sempre fresca e diversa. Queste uova saranno sicuramente le migliori da un punto di vista nutrizionale che possiate trovare.

Valentina Giacometti Biologa Nutrizionista Casalmaggiore Viadana Sabbioneta Mantova

Indice e Carico Glicemico e Indice Insulinemico

INDICE GLICEMICO, CARICO GLICEMICO E INDICE INSULINEMICO Si sente spesso parlare di Indice glicemico (IG) e Carico Glicemico (CG) ma abbiamo ben chiaro di cosa si tratta? IG di uno specifico carboidrato, o di un particolare alimento è quanto questo fa innalzare rapidamente la glicemia -cioè gli zuccheri nel sangue- se paragonato ad un alimento preso come standard di riferimento es. lo zucchero da tavola (IG pari a 100). Maggiore è l’indice glicemico di un cibo, maggiore è il suo impatto sulla glicemia e di conseguenza maggiore sarà la quantità di insulina messa in circolo. È proprio il livello di insulina raggiunto nell’organismo, ad influenzare in modo determinante la salute, non tanto quello dello zucchero nel sangue. Che cos’è l’insulina e come si correla alla glicemia? L’insulina è un ormone secreto dal pancreas durante i pasti che mira ad abbassare la quantità di glucosio -cioè di zucchero- nel sangue: consente il passaggio del glucosio dal sangue all’interno delle cellule, così da poterlo utilizzare/immagazzinare come fonte di energia. Fegato e muscoli immagazzinano gli zuccheri sotto forma di glicogeno (riserva energetica per gli umani), tuttavia quando i carboidrati introdotti con la dieta sono troppi e ad alto IG, l’organismo non riesce a consumarli e ad immagazzinarli tutti sotto forma di glicogeno, ecco che allora gli zuccheri in eccesso sono convertiti in trigliceridi -una frazione dei grassi presenti nel sangue- che saranno depositati nel tessuto adiposo. L’insulina facilita la sintesi dell’enzima che fa entrare ed accumulare i grassi nel tessuto adiposo e contemporaneamente inibisce un altro enzima, che ne permette la loro demolizione. Questo è il motivo per cui l’insulina è ritenuta il principale ormone responsabile dell’aumento di peso: se da una parte l’insulina facilita il deposito dei grassi, dall’altra ne inibisce l’utilizzo ed il risultato è l’ingrassamento. È importante però fare chiarezza, se guardiamo le tabelle dell’indice glicemico di alcuni alimenti potremmo accorgerci che alcuni tipi di verdura o frutta es. zucca, melone, hanno un IG abbastanza elevato: il melone ha un IG circa pari a 75 (lo zucchero ha un IG pari a 100). Tuttavia, 100 gr di melone contengono solo 7,4 gr di carboidrati, mentre 100 gr di zucchero sono esattamente 100 gr di carboidrati. Ecco che allora diventa importante valutare non solo IG degli alimenti, ma anche il Carico Glicemico (CG) degli alimenti, ossia quel valore che tiene conto anche del concreto quantitativo di carboidrati che si stanno ingerendo. Analogamente a quanto riguarda l’IG, si parla di Indice Insulinemico (IS) per indicare la misura nella quale un determinato alimento aumenta la produzione di insulina da parte del pancreas. Per darvi qualche dato indicativo e pratico: il saccarosio (cioè il comune zucchero da tavola) innalza di più il livello di insulina rispetto al pane bianco, anche se innalza meno la glicemia; il pane bianco a sua volta innalza di più l’insulina rispetto al riso brillato, che a sua volta l’innalza di più del riso integrale etc. Gli alimenti a base di carboidrati che più innalzano l’insulina sono quelli da pasticceria, i biscotti, i croissant, i gelati, le merendine, le barrette dolci e tutte le bibite zuccherate e colorate. Da notare che il fruttosio -tanto pubblicizzato e consigliato ai diabetici- sebbene innalzi meno la glicemia che non il saccarosio, innalza di più i trigliceridi e sembra giocare ancora un ruolo più importante nei processi di invecchiamento dei tessuti. Studi scientifici hanno dimostrato che molta differenza riguarda la tipologia di carboidrati che vengono consumati in un pasto: quando la componente di carboidrati è rappresentata in particolare da amidi, rispetto ad un pasto in cui la componente di carboidrati è rappresentata principalmente da zucchero semplice, si è notato chiaramente che l’alimentazione ricca di amidi determina un andamento regolare dei livelli nel sangue di entrambe le sostanze: zuccheri e insulina. Uno dei fattori in gioco in questo fenomeno sembra essere la velocità con la quale un dato carboidrati è assimilato ed entra in circolo. Se si consuma un cereale integrale, la presenza di fibra rallenta l’assorbimento e l’utilizzazione degli zuccheri più di quanto non avvenga consumando un cereale raffinato. Ciò significa che più un pasto è ricco di fibra, minore sarà l’impatto su glicemia e insulina. A ragione di tutto questo, molte persone pensano di risolvere la cosa facendo pasti prevalentemente proteici, limitando fortemente i carboidrati. Un grosso errore. È emerso infatti che non sono solo i carboidrati a creare uno stress insulinico all’organismo: altri alimenti hanno un effetto analogo pur non contenendo quasi carboidrati. Carne, formaggi e pesce presentano un IS di poco inferiore a quello del riso integrale e superiore a quello della pasta. Questo perché anche la sola ingestione di aminoacidi e proteine richiede un intervento da parte dell’insulina per essere gestita. Sorprendente è il comportamento di latte e yogurt: questi alimenti, pur contenendo solo piccole quantità di zucchero (il lattosio è lo zucchero del latte) stimolano una produzione di insulina che è altissima, simile a quella determinata consumando patate o merendine dolci. Questo effetto è tanto marcato che dopo circa un’ora dal loro consumo, latte e yogurt tendono a determinare una condizione di ipoglicemia più severa che non un cereale raffinato. L’ipoglicemia è una condizione nella quale il livello di glucosio nel sangue è più basso della norma e questo si sviluppa con facilità quando si consumano cibi che stimolano una grande produzione di insulina, la quale tende a spingere la glicemia persino al di sotto dei valori che sarebbero più appropriati. Una condizione di ipoglicemia si accompagna a disagio, scarsa concentrazione, senso di debolezza, fame o sensazione di vuoto allo stomaco. Quindi, riassumendo: sarebbe sempre buona cosa fare pasti a basso carico glicemico, quindi scegliendo cibi che contengano la giusta quantità di carboidrati e a basso indice glicemico, preferendo l’integrale che grazie alle fibre riduce ulteriormente l’assorbimento degli zuccheri. Dovremmo limitare i prodotti da forno, le farine cotte al forno hanno sempre un indice glicemico più elevato, preferire i chicchi di cereali integrali o semi-integrali sarebbe la cosa migliore. Non dobbiamo però avere solo carboidrati nel piatto ma anche la giusta quantità di grassi buoni e sani, e un poco di proteine, così da ridurre ulteriormente il carico di zuccheri del pasto. Evitate l’eliminazione dei carboidrati a favore di piatti proteici, il risultato sarebbe acidificante e deleterio per il corpoma soprattutto ricordate che: la macchina (cioè il nostro organismo) per bruciare i grassi (quindi per lavorare e per tenersi attivo), ha bisogno di un po’ di carboidrati (la sua fonte energetica principale), il cervello sfrutta principalmente questi per lavorare. Alla lunga, diete iperproteiche favoriscono solo acidosi metabolica, deperimento muscolare (perché se l’organismo non ha gli zuccheri per lavorare, da qualche parte dovrà pur prenderli), stanchezza e scarsa concentrazione. Ridurre zucchero e dolci sarà fondamentale non solo per chi deve tenere sotto controllo il peso, ma, per chi soffre di diabete, ipertensione, malattie cardiovascolari, endometriosi, ovaio policistico, sindrome premestruale, acne… e in generale il lato oscuro dello zucchero sotto sta a molti mali della civiltà moderna. Bibliografia:     1. An insulin index of foods: the insulin demand generated by 1000-kJ portions of common foods. S H Holt, J C Miller, and P Petocz     2. Insulinemic and glycemic indexes of six starch-rich foods taken alone and in a mixed meal by type 2 diabetics. F R Bornet, D Costagliola, S W Rizkalla, A Blayo, A M Fontvieille, M J Haardt, M Letanoux, G Tchobroutsky, and G Slama     3. Plasma glucose and insulin responses to orally administered simple and complex carbohydrates.Crapo PA, Reaven G, Olefsky J     4. Acute effects on insulin sensitivity and diurnal metabolic profiles of a high-sucrose compared with a high-starch diet. Mark E Daly, Catherine Vale, Mark Walker, Alison Littlefield, K George MM Alberti, and John C Mathers

Valentina Giacometti Biologa Nutrizionista Casalmaggiore Viadana Sabbioneta Mantova

Quando un disturbo alimentare ti cambia la vita

IL DCA CAMBIA LA VITA Oggi non sono io a scrivere il mio articolo, qualcuno lo ha fatto per me. Il mio lavoro a volte mi mette a contatto con una realtà che il più delle volte è dura da affrontare. Ci sono ragazze -in realta’ anche qualche ragazzo- con seri problemi alimentari, sto parlando in particolare del DCA cioè Disturbo del Comportamento Alimentare (comprende vari aspetti e tipologie di disturbi, in particolare però Anoressia e Bulimia etc). Naturalmente l’aiuto principale per queste ragazze non viene di certo dalla sottoscritta bensì da persone (psicologi e figure esperte e competenti) che possano aiutarle ad affrontare questa malattia. Il mio aiuto -diciamo così- è solo marginale, arrivo in ultimo. Tuttavia, ho conosciuto alcune ragazze che purtroppo si trovano ad affrontare questa cosa, in particolare ad una di loro ho chiesto se le andava di condividere con me e con tutti voi che leggete questa sua esperienza, se le andava di scrivere per me quello che ha vissuto, che sta tutt’ora vivendo, magari chissà possa essere un piccolo aiuto o incoraggiamento per tutte quelle splendide ragazze che ad oggi stanno combattendo la stessa cosa. Lasciando naturalmente l’anonimato della ragazza che ha scritto per me,  riporto la sua lettera, il suo stato d’animo e il suo grido alla vita:<< Se qualcuno dovesse chiedermi come tutto è cominciato non saprei rispondere. Non so dire precisamente quando e perché qualcosa è scattato in me, qualcosa che mi faceva sentire grossa, fuori luogo, goffa. Qualcosa che giorno dopo giorno mi faceva guardare sempre più allo specchio, mi faceva mettere a confronto il mio corpo con quello di donne famose e modelle. Confrontavo quello che mangiavo rispetto a ciò che mangiavano gli altri…. così tutto è cominciato, giorno dopo giorno, lentamente. Mangi sempre meno e ti senti sempre più forte, invincibile, sana, perfetta in tutta quella restrizione.Pensi di essere forte perché sai resistere ad una fetta di torta, ad un gelato, ad un piatto di pasta, ad un pasticcino. Credi che questa “resistenza continua” farà star bene il tuo corpo, lo manterrà sano, in forma, tonico. A volte poi, ci si stanca di questa restrizione e si mangia qualcosa in più, ed ecco che puntuali arrivano i sensi di colpa: inadeguatezza, inferiorità e sdegno verso te stessa. Solo una cosa può far tacere queste voci: lo sport, ma non più inteso e vissuto come sfogo, come benessere, anch’esso diventa un’attività fisica stremante, logorante, associata ad una nuova restrizione estrema e volta esclusivamente a “bruciare tutte le calorie ingerite” Sono caduta così in un circolo vizioso, perverso, insensato, malato. Il mio sottopeso si faceva sempre più marcato. Mentivo sul mio peso, ma era il mio corpo a parlare per me: braccia sempre più esili, gambe sempre più sottili e senza forma, avevo perso quella luce negli occhi.. che oggi sto con ogni sforzo cercando di riconquistare.Dunque anch’io che mi dicevo: “non ci cadrò mai, impossibile”, ci sono lentamente caduta. Mi sono ammalata di una malattia subdola, che non ti rende bella, potente o migliore come vuole farti credere, bensì ti distrugge prima dentro e poi fuori. E’ una malattia meschina che in modo silenzioso si mangia la tua persona e la tua vita. Non glielo si può permettere. Sono io la padrona della mia vita, del mio corpo, ma soprattutto della mia mente e della mia salute. Sono io l’artefice del mio destino. Durante questi mesi di malattia è come se mi fossi addormentata, come se non avessi vissuto davvero la mia vita; sono arrivata a pensare che mangiare fosse una debolezza, invece non è così. Era solo lei a farmi credere questo. La malattia mi ha portato via tanto, troppo per permetterle di rimanere ancora nella mia vita, ma mi ha anche aperto gli occhi. Prima era come se tutto passasse senza un valore, ora tutto ha un peso, tutto ha un significato. Mi ha permesso di capire quali persone ci saranno sempre e comunque, mi ha fatto vedere con estrema chiarezza quali sono le amicizie vere, quelle che nonostante le mie mancanze, le mie assenze, i miei silenzi, sono sempre rimaste, sono sempre presenti, pronte ad esserci di nuovo, e quelle che invece nonostante i “per te siamo sempre qui” non ci sono mai state, non hanno saputo capire il profondo disagio in cui mi trovavo. Mi sono resa conto di quante volte ascoltavo canzoni senza mai capirne le parole, il loro vero significato; quanta pace diano alcuni luoghi e quanto servano i silenzi per portare consigli e riflessioni. Quando cominci a renderti conto di quanto sia vigliacca questa malattia, ricominci finalmente a vivere e ad apprezzare nuovamente quello che ti circonda. Capisci che non ha senso svegliarsi già stanchi e privi di forze, perché la vita ha bisogno di grinta e forza per essere vissuta. Ti rendi conto che ci sono tante cose da fare, da vivere, a cui pensare che è così stupido sprecare tempo ed energie per pensare al cibo. Per cosa poi? Per vedere e ammirare le tue ossa sempre più sporgenti e il tuo corpo privo di ogni forma? Ora però sono cosciente di tutto ciò: non esiste bellezza in un corpo denutrito e stanco. Ora vedo con estrema chiarezza l’assurdità dei miei comportamenti, ora so cosa voglio. Rivoglio la mia vita. Rivoglio il colore della mia pelle. Voglio tornare ad essere donna. Rivoglio i miei capelli. Voglio avere una famiglia, viaggiare, leggere, conoscere, sbagliare, riprovare e sbagliare di nuovo. Rivoglio la forza per fare lunghe corse sotto il sole, quel sole che ti scalda dentro, ti scalda l’anima. Credo che questo sia stato un momento così della mia vita. Un momento buio, in cui mi ero persa. Ma bisogna sempre perdersi un po’ per ritrovarsi. E io mi sto ritrovando. >>